Lezione numero 4 sulla lingua greca antica: dopo le consonanti, è il turno delle vocali e dei dittonghi
Abbiamo visto che le consonanti in greco sono 17. Le vocali, invece, sono 7, perchè due di esse hanno suono breve e lungo (ε-η, ο-ω).
Le vocali, dunque, sono rappresentate da 7 segni: α,ε,η,ι,ο,ω,υ.
Si possono classificare a seconda della quantità (cioè la durata), qualità (o intensità), timbro, articolazione.
In base alla quantità, le vocali possono essere:
Brevi: ε, ο
Lunghe: η, ω
Ancipiti (brevi o lunghe): α, ι, υ
In base alla qualità o intensità, le vocali possono essere:
Forti: α,ε,η,ο,ω
Deboli: ι,υ
In base al timbro (o colore), le vocali si dividono in:
Chiare: ε,η,ι
Medie: α
Cupe: ο,ω,υ
In base all’articolazione:
Prepalatali: ε,η,ι,υ
Mediopalatali: α
Velari: ο,ω
Quando una vocale forte (α,ε,η,ο,ω) si unisce con una vocale debole (ι,υ) si ottiene un dittongo, la cui quantità è generalmente lunga. I dittonghi, secondo una denominazione ampiamente accettata, possono essere propri e impropri*
I dittonghi propri sono formati da una vocale forte e una debole: es. αι, αυ, ει, οι ecc…
Sono considerati impropri i dittonghi formati da una vocale forte lunga con la vocale ι, che non viene pronunciata nè quando è sottoscritta (ᾳ), nè quando è ascritta (Αι).
Nota: esiste anche il dittongo υι, che è formato da due vocali deboli. Es. υἱός (pron. hyòs, «figlio»).
Il dittongo ου si legge come la u italiana.
*La denominazione “improprio” è inesatta, poichè anche i dittonghi con iota sottoscritto sono dittonghi propri; infatti, in età classica lo iota era sempre pronunciato. Gli unici dittonghi che possono dirsi “impropri”, sono quelli che derivano da contrazione o allungamento di compenso (tali mutamenti fonetici li studieremo in seguito).