Lezioni di greco antico: Saffo, analisi fr. 16 Voigt

Lezioni di greco antico: il frammento 16 (Voigt) della poetessa di Lesbo Saffo

 

ο]ἰ μὲν ἰππήων στρότον οἰ δὲ πέσδων

οἰ δὲ νάων φαῖσ’ ἐπ[ὶ] γᾶν μέλαι[ν]αν

ἔ]μμεναι κάλλιστον, ἔγω δὲ κῆν’ ὄτ-

[⸏]τω τις ἔραται·

 

πά]γχυ δ’ εὔμαρες σύνετον πόησαι                5

π]άντι τ[ο]ῦ̣τ’, ἀ γὰρ πόλυ περσκέ̣θ̣ο̣ι̣σ̣α

κ̣άλ̣λο̣σ̣ [ἀνθ]ρ̣ώπων Ἐλένα [τὸ]ν ἄνδρα

[⸏]τ̣ὸν̣ [     ].στον

 

κ̣αλλ[ίποι]σ̣’ ἔβα ‘ς Τροΐαν πλέοι̣[σα

κωὐδ[ὲ πα]ῖδος οὐδὲ φίλων το[κ]ήων           10

π̣ά[μπαν] ἐμνάσθη, ἀλλὰ παράγ̣α̣γ̣’ α̣ὔταν

[⸏       ]σαν

 

[      ]αμπτον γὰρ [

[     ]…κούφως τ[         ]οη.[.]ν̣

..]μ̣ε̣ νῦν Ἀνακτορί[ας ὀ]ν̣έ̣μναι-                   15

⸏σ’ οὐ ] παρεοίσας,

 

τᾶ]ς <κ>ε βολλοίμαν ἔρατόν τε βᾶμα

κἀμάρυχμα λάμπρον ἴδην προσώπω

ἢ τὰ Λύδων ἄρματα †κανοπλοισι

[⸏      μ]άχεντας.                                              20

 

[       ].μεν οὐ δύνατον γένεσθαι

[       ].ν ἀνθρωπ[..₍.₎π]εδέχην δ’ ἄρασθαι

 

[1] Un esercito di cavalieri, dicono alcuni,

altri di fanti, altri di navi,

sia sulla terra nera la cosa più bella:

io dico, ciò che si ama.

È facile far comprendere questo a ognuno.

Colei che in bellezza fu superiore

a tutti i mortali, Elena, abbandonò

il marito pur valoroso, e andò per mare a Troia;

e non si ricordò della figlia né dei cari

genitori; ma Cipride la travolse

innamorata.

Ora mi ha svegliato il ricordo di Anattoria

Che non è qui; e io vorrei vedere il suo amabile portamento,

lo splendore raggiante del suo viso

più che i carri dei Lidi e i fanti

che combattono in armi.

(trad. F. Sisti)

 

In quest’ode Saffo parla dell’esperienza amorosa, come la cosa più bella e totalizzante: la poetessa menziona a mo’ di esempio il mito di Elena, moglie di Menelao re di Sparta, la quale fu “vittima” di questa forza devastante, quale è l’amore; la dea Afrodite, infatti, la indusse ad abbandonare figlia, marito e genitori, per seguire in terra straniera il giovane di cui si era follemente innamorata. Elena, spinta dalla passione e dal desiderio, “dimentica” Menelao e la figlia, Saffo invece “ricorda” Anattoria, la sua bella e giovane allieva, anche quando viene strappata all’affetto dell’amica proprio dalla famiglia e dallo sposo. Saffo, dunque, usa l’amore eterosessuale come paradigma per esprimere l’amore nei confronti di un’altra donna[1].

L’ode è divisa in tre parti: una γνώμη, un esempio mitico (l’episodio di Elena) e un caso personale (il ricordo di Anattoria). Il tema gnomico è quello delle tendenze varie degli uomini e della scelta di ciò che è meglio da parte di ciascuno: questo tema ebbe molta fortuna e fu ripreso anche da Orazio. In Saffo, tuttavia, la γνώμη si dissolve presto per lasciare spazio al caso personale: non è chiaro a chi la poetessa intenda far capire questo insegnamento, se a una qualsiasi o ad una in particolare delle sue compagne. Forse è la stessa Anattoria, che si è trasferita a Sardi.

Metro: strofe saffiche

Fonti: Papiro di Ossirinco 1231 e 2166.

Analisi

  1. 1-2: οἰ μὲν…οἰ δὲ…οἰ δὲ = anafora; ἰππήων (con psilosi) = ἱππέων; στρότον (con baritonesi) = στρατόν (στρότον è propriamente “esercito” e si riferisce sia a cavalieri che a fanti, ma poiché si riferisce anche a νάων è da considerarsi uno zeugma); πέσδων = πεζῶν; νάων = νεῶν; φαῖσι = φασί (da φανσί con allungamento di compenso di α); γᾶν μέλαιναν = γῆν μέλαιναν (è formula omerica; la terra è detta “scura”, “nera”, non perché fertile, ma perché contiene allusioni ad aspetti religiosi e rituali. Qualche studioso corregge μέλαιναν in μελαίναν, gen. plur., riferendolo a νάων sulla base di Omero che definisce le navi “scure”, ma a sconsigliare la correzione è la tendenza saffica a scegliere e collocare certe parole accanto ad altre, in modo da creare insiemi speciali.
  2. 3: ἔμμεναι = εἶναι; κάλλιστον = diffuso è il topos del κάλλιστον; per Odisseo la cosa più bella è il simposio di corte allietato dall’aedo; Aristofane, in Cavalieri 1264, dice che non c’è nulla di più bello per chi cominci o concluda un’ode.
  3. 4: ἔραται = da ἔραμαι con genitivo; bisogna distinguere tra φιλεῖν e ἐρᾶν; φιλεῖν con l’accusativo è “amare di propria iniziativa”, mentre ἐρᾶν con genitivo equivale a “amare in stato di dipendenza” (il verbo ἐρᾶν era usato nelle dichiarazioni d’amore di Paride per Elena e di Zeus per Era).
  4. 5: εὔμαρες = compare qui per la prima volta in Saffo e in Alceo (fr. 69,7); da questo aggettivo dipende la soggettiva σύνετον πόησαι τοῦτο (Saffo qui fa riferimento ad un pubblico eterogeneo da convincere alla sua tesi; Pindaro, in Olimp. II, 85, distingue tra pubblico autosufficiente e pubblico che necessita di interpreti, quando afferma di avere nella sua faretra molti “dardi parlanti” per chi intenda, ma che richiedono interpreti per la massa.
  5. 6: περσκέθοισα = participio aoristo dall’eolico περρέχω (att. περιέχω) che regge il genitivo ἀνθρώπων.
  6. 7-8: κάλλος, accusativo di relazione; ἄνδρα ἄριστον = c’è qui la menzione del marito “ottimo” (Menelao). A Sparta l’elogio e il biasimo degli uomini sono affidati alle donne; in Iliade III, 428-36, Elena biasima Paride come peggiore del precedente marito e poco prima (vv. 339-412) biasima Afrodite, perché la costringe a stare con lui. Una parodia di Menelao “ottimo marito” si trova nel Ciclope di Euripide (v. 185), dove viene usato il diminutivo Μενέλεων ἀνθρώπιον: “ἐξεπτοήθη, Μενέλεων ἀνθρώπιον/ λῶστον λιποῦσα” (Ha perso la testa e ha abbandonato quel bravo ometto di Menelao).
  7. 9: καλλίποισα = participio aoristo eolico da καταλείπω (καταλιποῦσα) che regge l’accusativo τὸν ἄνδρα; in Alceo (fr. 283,7 ss.), in riferimento all’abbandono di Elena, leggiamo παῖδά τ᾿ ἐν δόμοισι λίποισ[ κἄνδρος εὔστρωτον λέχος (lei che ha abbandonato nel palazzo figlia e marito e letto ben coperto da coltri); πλέοισα = πλέουσα; Elena si recò a Troia per mare: cfr. Eschilo, Agamennone 414, πόθῳ δ᾿ ὑπερποντίας (per desiderio di colei che è oltre il mare).
  8. 10-11: ἐμνάσθη = ἐμνήσθη, aoristo passivo da μιμνήσκω (Afrodite ha il potere di far ricordare o dimenticare a suo piacimento, persino a Zeus); notiamo che mentre in Iliade III, 174 e in Alceo (fr. 283,7) si parla di abbandono di Ermione, qui si parla di amnesia; cfr. Inno omerico II, 282 οὐδέ τι παιδός μνήσατο τηλυγέτοιο (Demetra neppure un po’ si ricordò della cara figlia). L’indifferenza verso i famigliari è un topos letterario abbastanza frequente: in Odissea IV, 222 Elena, nel riconoscere la sua colpa, dà da bere a Menelao un farmaco mescolato con vino che calmava l’ira e il dolore e che “chi lo inghiottisse non verserebbe lacrime, neppure se vedesse morti il padre e la madre o straziati un figlio o un fratello”. φίλων τοκήων = φίλων τοκέων, sono i genitori di Elena, Tindaro e Leda; παράγαγ᾿ αὔταν = παρήγαγε αὐτήν; il verbo παράγω è usato anche da Archiloco (fr. 124b, 4), ἀλλὰ σέο γαστὴρ νόον τε καὶ φρένας παρήγαγεν (ma lo stomaco ti sviò la mente e l’animo).
  9. 12: ἔραισαν = ἐρῶσαν da ἐράω; in luogo di ἔραισαν, qualcuno legge ἔκοισαν riferito a αὔταν, nel senso che Cipride travolse la mente di Elena che era ben consenziente.
  10. 15-16: Ἀνακτορίας παρεοίσας = Anattoria è fra le compagne di Saffo nel tìaso, come informa Massimo di Tiro, andata poi in sposa in Lidia; il participio παρεοίσας (παρούσης da πάρειμι) con la negazione οὐ si trova già in Iliade XV, 665 e Odissea XI, 66.
  11. 17: κε βολλοίμαν = βουλοίμην ἄν, ottativo da βούλομαι. L’espressione ἔρατόν τε βᾶμα ricorda Eschilo, Agamennone 411 στίβοι φιλάνορες (passi innamorati).
  12. 18: ἴδην = infinito eolico da ὀράω per ἱδεῖν; προσώπω = genitivo eolico per προσώπου.
  13. 19: Λύδων ἄρματα = i carri dei Lidi sono spesso citati dagli scrittori greci come esempio di macchine da guerra splendide; al posto di Λύδοι, Omero usa Μήονες (Meoni, abitanti del monte Tmolo in Lidia, Ild, II), mentre Callino (fr. 5b) usa Ἠσιονῆες; ὄπλοισι = dativo epico per ὅπλοις.
  14. 20: πεσδομάχεντας = eolico per πεζομαχούντας. L’ode potrebbe concludersi qui, secondo la norma della Ringkomposition, con il motivo delle forze armate; le tracce residue nel papiro di tre strofe mutile potrebbero appartenere anche ad un’altra ode (v. 22 πεδέχην, infinito eolico per μετέχειν).

[1] Anche Plutarco, nell’Erotico, per difendere l’amore coniugale cita esempi tratti dall’amore per ragazzi o dall’amore saffico.