Lezioni di greco antico: il mito di Andromeda nella letteratura classica

Lezioni di greco antico: Andromeda nella mitologia e nella letteratura classica

 

Il mito di Andromeda ha sempre affascinato poeti ed artisti di vario genere, fin dall’antichità. L’episodio della liberazione della bella principessa d’Etiopia è così noto, da essere stato immortalato persino nel firmamento: nel nostro vasto universo, infatti, è possibile ammirare le costellazioni di Andromeda, Perseo, Cefeo, Cassiopea e la costellazione della Balena, che rappresenta il terribile mostro marino al quale la giovane fanciulla era destinata per volere divino.

Figlia di Cefeo re d’Etiopia, Andromeda era una fanciulla di straordinaria bellezza; sua madre, la regina Cassiopea, avendola proclamata più bella delle Nereidi, figlie di Poseidone, suscitò l’ira del dio marino che, offeso, inviò uno spaventoso mostro marino a devastare le coste etiopiche. Il sovrano Cefeo, preoccupato per le sorti del suo paese, decise di consultare l’oracolo di Ammone, il quale vaticinò che il popolo sarebbe stato liberato da tale sciagura soltanto se Andromeda fosse stata esposta al mostro. La giovane principessa venne così incatenata ad uno scoglio, per essere data in pasto all’orrenda creatura marina; per caso l’eroe Perseo, di ritorno dalla decapitazione della Gorgone Medusa, capitò nei pressi delle coste etiopiche, vide la bella Andromeda, se ne innamorò, uccise il mostro e la sposò. Pallade Atena pose poi Andromeda tra le costellazioni.

Esistono svariate varianti del mito, ma l’episodio centrale (Perseo che libera Andromeda dal mostro) è comune a tutte le versioni. Numerose sono le fonti letterarie, sia greche che latine, che fanno riferimento al mito di Andromeda e di Perseo. Ne parla lo storico Erodoto, in  Historiae, VII, 61, 3:

ἐπεὶ δὲ Περσεὺς Δανάης τε καὶ Διὸς ἀπίκετο παρὰ Κηφέα τὸν Βήλου καὶ ἔσχε αὐτοῦ τὴν θυγατέρα Ἀνδρομέδην, γίνεται αὐτῷ παῖς τῷ οὔνομα ἔθετο Πέρσην, τοῦτον δὲ αὐτοῦ καταλείπει· ἐτύγχανε γὰρ ἄπαις ἐὼν Κηφεὺς ἔρσενος γόνου· ἐπὶ τούτου δὴ τὴν ἐπωνυμίην ἔσχον.

Ma dopo che Perseo, figlio di Danae e di Zeus giunse presso Cefeo figlio di Belo e ne sposò la figlia Andromeda, nacque da lui un figlio cui pose il nome Perse, ed egli lo lasciò lì, poiché Cefeo si trovava ad essere privo di figli maschi. E da costui ebbero il nome.

Il tragediografo Euripide mise in scena nel 412 a.C. una Andromeda (andata perduta), inserita in una trilogia che comprendeva anche l’Elena. Della tragedia sono conservati circa 40 frammenti, la maggior parte delle quali citazioni indirette. L’incipit dell’opera, in base alla ricostruzione dei frammenti, doveva più o meno coincidere con i lamenti della giovane Andromeda incatenata alla rupe ( frr. 114, 115, 115a):

E’ possibile leggere un resoconto del mito nella Biblioteca dello Psuedo-Apollodoro (II, 4, 3-5):  Giunto in Etiopia, dove regnava Cefeo, Perseo trovò che la figlia del re, Andromeda, era stata offerta in pasto a un mostro marino. Era accaduto che Cassiopea, la moglie di Cefeo, aveva sfidato le Nereidi a una gara di bellezza, vantandosi di essere superiore a tutte loro. Le Nereidi si adirarono, si adirò anche Poseidone che mandò contro il paese un’inondazione e un mostro marino. L’oracolo di Ammone sentenziò che avrebbero posto fine alla sciagura se la figlia di Cassiopea, Andromeda, fosse stata offerta in pasto al mostro. E così fece Cefeo, costretto dagli Etiopi: incatenò sua figlia a una roccia. Perseo la vide, si innamorò di lei e promise a Cefeo di uccidere il mostro se, una volta che l’avesse salvata, gliel’avesse data in sposa. Cefeo giurò e Perseo affrontò il mostro, lo uccise e liberò Andromeda.
 
Anche nella letteratura latina non mancano riferimenti letterari alla saga mitica. Il poeta Ovidio dedica un’ampia sezione al mito nel IV libro delle Metamorfosi (vv. 663-752):
4.665
4.670
4.675
4.680
4.685
4.690
4.695
4.700
4.705
4.710
4.715
4.720
4.725
4.730
4.735
4.740
4.745
4.750
Il mitografo e astronomo Igino, nel suo manuale mitologico ad uso scolastico, Fabulae, riassume la vicenda mitica alla maniera di Pseudo-Apollodoro (Fb., 64):
Possiamo trovare, infine, alcuni riferimenti in Plinio il VecchioNaturalis Historia, V, 69; V, 128; VI, 182 e nello storico Tacito, Historiae, V, 2, 2.