Lezioni di greco antico: 2ª declinazione

Dodicesima lezione di greco antico. La seconda declinazione (temi in -ο): sostantivi maschili, femminili e neutri. La declinazione attica

Continua il ciclo di lezioni sul greco antico. Questa volta parliamo della seconda declinazione (temi in -ο).

La seconda declinazione, a differenza della prima, comprende nomi maschili femminili e neutri il cui tema è in -ο, esattamente come in latino.

I nomi maschili e femminili hanno la flessione identica (si declinano allo stesso modo, cambia ovviamente solo l’articolo). I nomi neutri hanno declinazione propria e presentano tre casi uguali (nominativo, accusativo e vocativo), sia nel singolare che nel plurale.

Flessione di un nome maschile, ὁ ἄνθρωπος «uomo»:

SINGOLARE                                   PLURALE                                 DUALE

N. ὁ ἄνθρωπος                               οἱ ἄνθρωποι

G. τοῦ ἀνθρώπου                           τῶν ἀνθρώπων                         N.A.V. τὼ ἀνθρώπω

D. τῷ ἀνθρώπ                             τοῖς ἀνθρώποις                           G.D. τοῖν ἀνθρώποιν

A. τὸν ἄνθρωπον                            τοὺς ἀνθρώπους

V. ὦ ἄνθρωπε                                ὦ ἄνθρωποι

Flessione di un nome femminile, ἡ φηγός «quercia»:

SINGOLARE                                   PLURALE                                 DUALE

N. ἡ φηγός                                      αἱ φηγοί

G. τῆς φηγοῦ                                  τῶν φηγῶν                                 N.A.V. τὼ φηγ

D. τῇ φηγῷ                                     ταῖς φηγοῖς                                  G.D. τοῖν φηγοῖν

A. τὴν φηγόν                                   τὰς φηγούς

V. ὦ φηγέ                                       ὦ φηγοί

Flessione di un nome neutro, τὸ μέτρον «misura»:

SINGOLARE                                  PLURALE                                 DUALE

N. τὸ μέτρον                                   τὰ μέτρα

G. τοῦ μέτρου                                τῶν μέτρων                               N.A.V. τὼ μέτρω

D. τῷ μέτρ                                  τοῖς μέτροις                                 G.D. τοῖν μέτροιν

A. τὸ μέτρον                                   τὰ μέτρα

V. ὦ μέτρον                                    ὦ μέτρα

Come si può vedere dai vari prospetti, i nomi maschili e femminili presentano le stesse uscite:

Nominativo singolare in -ος

Genitivo singolare in -ου

Dativo singolare in -ῳ

Accusativo singolare in -ον

Nom. e voc. plurale in -οι ed è sempre breve ai fini dell’accento

Gen. plur. in -ων

Dat. plur. in -οις

Acc. plur. in -ους

Il vocativo singolare, come in latino, esce in, con ritrazione dell’accento.

I nomi neutri presentano invece queste uscite:

Nominativo, accusativo e vocativo singolare in -ον

Nominativo, accusativo e vocativo plurale in

Gli altri casi del singolare e del plurale sono come i maschili e femminili.

NOTE

Il nome θεός «dio», al vocativo singolare non fa θεέ ma θεός. Nei nomi composti, però, è regolare: es. Τιμόθεος, voc. Τιμόθεε.

Il nome ἀδελφός «fratello», al vocativo singolare presenta ritrazione dell’accento all’inizio di parola: ἄδελφε.

DECLINAZIONE ATTICA

Alcuni nomi della seconda declinazione presentano una particolare flessione che è tipica del dialetto attico, caratterizzata dal tema nominale allungato: invece di -ο hanno il tema in. Quindi al nominativo singolare questi nomi escono in -ως, se sono maschili e femminili, ed in -ων  se sono neutri.

Questo fenomeno del tema allungato è dovuto ad una metatesi quantitativa: è lo scambio di quantità tra due vocali vicine, tipico del dialetto attico. Due sono i gruppi vocalici interessati: ηα>εα (η si abbrevia in ε mentre α che prima era breve diventa lungo; in pratica si scambiano le quantità); così pure ηο>εω.

Abbiamo così, per esempio, un termine come ναός, che in attico diventa νεώς: * ναός>νηός>νεώς «tempio».

L’ –ω del tema si conserva in tutti i casi e assorbe tutte le vocali, tranne che si sottoscrive: sing. νεώς, νεώ, νεῴ, νεών, νεώς. plur. νεῴ, νεών, νεῴς, νεώς, νεῴ. duale νεώ, νεῴν.

Come si può notare, il voc. sing. è uguale al nomin.

L’accento resta acuto in tutti i casi.